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a cura di Bricoliamo.com Avatar photo

Il BricoDay 2012, la più importante giornata di confronto per gli operatori del bricolage, si è aperto come di consueto con l’intervento di Giulia Arrigoni, direttore editoriale della rivista BricoMagazine, organizzatrice dell’evento.

Nella sua relazione Giulia Arrigoni ha fatto il punto della situazione del mercato italiano del bricolage evidenziando, ancora una volta, il ritardo rispetto a tanti altri mercati europei ed extraeuropei.

Secondo i dati Fedyma (associazione europea di industrie del bricolage) al primo posto della classifica mondiale dei consumi pro capite di prodotti per il fai da te ci sono gli Stati Uniti, che con 303 milioni di abitanti hanno superato la quota di 207 miliardi di euro in termini di valore di mercato, con una spesa pro capite pari a 671 euro all’anno.

Al secondo posto troviamo la Nuova Zelanda con 525 euro pro capite e la Norvegia, primo Paese europeo con 500. Seguono la Germania con 460, il Lussemburgo con 400 e l’Austria con 388.

L’Italia è solo ventesima con un consumo pro capite per il bricolage di 166 euro. In sostanza, gli italiani confermano di non essere un popolo di bricoleur, tuttavia, sviluppando un mercato al consumo superiore ai 10 miliardi di euro (il direttore di BricoMagazine lo stima in circa 13 miliardi di euro) pongono il bricolage in Italia come la seconda attività del tempo libero: al primo posto ci sono i consumi alimentari fuori casa con 40 miliardi e al terzo fitness e wellness con poco più di 10 miliardi.

Per quanto riguarda in particolare il 2012, Giulia Arrigoni ha evidenziato lo stato di “criticità in Italia e in Europa. I consumi si sono ridotti e la sensazione di precarietà e di sfiducia continuano ad influenzare la propensione alla spesa”.

Però, in particolare per l’Italia, individua alcuni elementi che fanno ben sperare per una ripresa nel prossimo futuro.

Il direttore di BricoMagazine individua questi fattori nello stato del patrimonio immobiliare italiano, per il 40% dei casi decisamente datato e quindi bisognoso di manutenzione; nella crescente ricerca di qualità dei consumatori all’atto dell’acquisto di prodotti per il fai da te e, infine, nello sviluppo del do it for me (fai per me), tendenza recente che ha portato alla nascita di nuovi servizi all’interno della grande distribuzione specializzata.

Proprio quest’ultima, la grande distribuzione specializzata, nel confronto della situazione dal giugno 2011 allo stesso mese del 2012, ha aumentato la propria metratura sia media che in termini assoluti, ma ha perso 16 punti vendita (da 732 a 716), soprattutto nella formula del franchising.

Attualmente le grandi insegne del bricolage in Italia assorbono il 25,6% del mercato (dato invariato rispetto al 2011), mentre la distribuzione tradizionale (ferramenta, utensilerie, colorifici, ecc.) crescono di uno 0,1% rispetto all’anno scorso assestandosi al 64,8% di quota sul totale giro d’affari.

I negozi che escono dalle reti di franchising spesso decidono di continuare la propria strada da soli, in maniera autonoma e indipendente.

Questo succede perché, spiega Giulia Arrrigoni, “i costi del franchising italiano sono considerati troppo elevati rispetto ai servizi offerti, inoltre, le proposte quanto mai allettanti da parte delle aziende della produzione anche per coloro che lavorano come indipendenti, vanificano uno dei più importanti vantaggi dell’associazionismo, cioè spuntare i prezzi migliori ai fornitori.”.

Infine Giulia Arrigoni ha concluso il suo intervento, come tradizione, con uno sguardo ad alcune interessanti esperienze estere.

Quest’anno è stata la volta di Screwfix con il suo innovativo servizio Click&Collect (si ordina via web e si ritira in negozio), di Bricomarché, con il suo nuovo concetto di “singolarizzazione” (personalizzazione del negozio sulla base delle caratteristiche del bacino d’utenza) e di Leroy Merlin Francia con il suo “Atelier des Bricoleurs”.

Per approfondire queste ed altre esperienze raccontate da Giulia Arrigoni vi rimandiamo al filmato che abbiamo pubblicato.

Settembre 2012

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