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Il Portale della Flora Spontanea d’Italia

a cura di Bricoliamo.com Avatar photo

Per chi vuole sapere tutto sulle piante e i fiori presenti sul nostro territorio è in linea il Portale della Flora Spontanea d’Italia, corredato da immagini e mappe distributive, illustra tutte le piante che crescono spontaneamente in Italia.

Un team di oltre 50 botanici italiani e stranieri, coordinato dal Museo di Storia Naturale di Milano, dal Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino (Università di Camerino e Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) e dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, ha recentemente pubblicato l’inventario delle piante spontanee d’Italia, sia autoctone (8.195) sia alloctone o aliene (1.597), per un totale di quasi 10.000 specie e sottospecie, di cui 1.708 esclusive del territorio italiano.

Le regioni con il più alto numero di entità autoctone sono il Piemonte, la Toscana, la Lombardia e l’Abruzzo.

Con queste cifre, l’Italia si pone al primo posto in Europa e al secondo nel Mediterraneo (dopo la Turchia) per la ricchezza del patrimonio floristico, investendo gli Italiani di una grande responsabilità per la sua conservazione (almeno 26 specie sono probabilmente estinte).

Inoltre l’Italia si pone anche al secondo/terzo posto in Europa per tasso di invasione da parte delle piante aliene, la maggiore minaccia alla biodiversità subito dopo la distruzione degli habitat (assimilabile al consumo di suolo).

Delle 1.597 specie alloctone diffuse in natura, 157 sono state introdotte prima del 1492, data della scoperta dell’America (le cosiddette archeofite), e ben 1.440 in seguito (le cosiddette neofite).

La maggior parte delle archeofite ha avuto il tempo di armonizzarsi con la flora autoctona, tanto che oggi costituiscono un valore aggiunto e, in alcuni casi, sono a rischio di scomparsa, come il fiordaliso e il gittaione, giunti in Italia nel neolitico assieme alle colture di orzo e frumento.

Invece, una parte delle neofite crea danni: alla salute (es. l’ambrosia e la panace di Mantegazza), all’agricoltura (le piante infestanti i campi) o ai manufatti e ai resti archeologici (es. l’ailanto o albero del paradiso), alla biodiversità, modificando boschi, coste e pascoli, in alcuni casi minacciando la sopravvivenza di numerose specie autoctone (es. il fico degli Ottentotti sulle coste rocciose e le pesti d’acqua in canali e laghi).

L’inventario completo di tutte le specie è fondamentale per qualsiasi monitoraggio, pianificazione e azione di conservazione.

Grazie all’Università di Trieste (Progetto Dryades del Dipartimento di Scienze della Vita) tutti questi dati sono stati resi disponibili online su un Portale accessibile a tutti, sia agli addetti ai lavori (ricercatori, gestori delle aree protette, amministratori) sia agli appassionati. Esso è aggiornato periodicamente (due volte all’anno) ed è collegato anche ad altre risorse accessibili in rete.

Settembre 2018

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