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decapaggio
La tecnica del decapaggio
a cura di Bricoliamo.com Avatar photo

Parliamo dei nostri antenati, però anni fa nella case di campagna si usava dipingere ogni anno i muri con la calce poiché questa aveva una funzione igienica e antibatterica; la pittura avanzata spesso veniva utilizzata per dipingere i mobili rustici.

Dopo qualche tempo, essendo la calce facilmente degradabile, il mobile si scrostava, mantenendo il colore solo in prossimità delle venature e assumendo un aspetto particolare, che oggi è tornato di moda e che è possibile ricreare facilmente, ottenendo così interessanti finiture per cornici e piccoli oggetti in legno.

Oggi al posto della calce si utilizza la cera sbiancata, ovvero quella delle normali candele, e la tecnica impiegata prende il nome di decapaggio.

Il procedimento è piuttosto semplice e non richiede particolari capacità.

L’esempio più classico di applicazione del decapaggio su piccole superfici è quello delle cornici, per le quali basta una comune candela bianca.

Per superfici più ampie si può usare una cera chiara in pasta mescolata con pigmenti bianchi in polvere.

Si prepara la cornice carteggiando leggermente la superficie, suggeriamo l’uso di una spazzola di rame, seguendo le venature del legno. In questo modo si consuma la parte più tenera del legno, simulando l’invecchiamento.

Si stende poi una mano uniforme di pittura acrilica e, quando il colore è perfettamente asciutto, si strofina, in modo energico e sempre nello stesso senso della venatura, la candela.

Non importa se lo strato di cera risulta disomogeneo.

Ora si stende un’ulteriore mano di pittura acrilica, possibilmente di un colore che contrasti con il precedente: prima una tinta chiara e poi una scura o viceversa.

La consistenza della pittura acrilica che usiamo per questa seconda mano deve essere piuttosto densa, in modo che sia coprente, pur consentendo al pennello di scorrere senza difficoltà.

Quando il colore è ben asciutto dobbiamo strofinare la cornice con una paglietta di lana d’acciaio, sempre seguendo le venature, in modo che nei punti dove si è depositata la cera venga rimossa l’ultima mano di pittura acrilica, facendo così affiorare il colore della prima mano.

Per completare il lavoro si stende, come finitura protettiva, della cera neutra che, una volta asciutta, si lucida con un panno morbido.

I migliori risultati si ottengono con legni quali l’abete o la quercia, le cui venature ben si prestano a ricevere questo tipo di finitura.

Abbiamo accennato all’inizio alla possibilità di usare anziché una normale candela, la cera in pasta colorata con pigmenti bianche.

Questa si distribuisce in maniera uniforme servendosi di una paglietta di lana d’acciaio di grana media.

Dopo circa mezz’ora, quando la cera sbiancata è asciutta, si strofina la superficie con lana d’acciaio fine immersa in cera neutra, così da togliere quella sottostante sbiancata.

Volendo si possono ottenere effetti particolari miscelando alla cera pigmenti colorati invece che bianche.

Un’unica avvertenza: preparate sempre un quantitativo di cera colorata sufficiente per l’intero lavoro, perché poi sarà impossibile riprodurre la stessa tinta.

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