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L’attestato di certificazione energetica

a cura di Bricoliamo.com Avatar photo

Un anno fa, nel gennaio 2012, entrava in vigore l’obbligatorietà della comunicazione della classe energetica della casa che si intende vendere o affittare.

Un percorso che era già iniziato nel 2005 con il Decreto Legge 192, nel 2009 con il DM 26/6/2009, in recepimento della direttiva del Parlamento Europeo 2002/91/CE, fino al marzo 2011 quando si è reso obbligatorio, da parte del proprietario, di dichiarare, al momento dell’acquisto o dell’affitto della casa, la situazione della certificazione energetica della stessa.

Il compratore invece ha l’obbligo di dichiarare formalmente di essere stato informato.

E con questo si è chiuso il cerchio.

L’Attestato di Certificazione Energetica (ACE) sostanzialmente certifica i consumi dell’immobile in funzione di più variabili, quali, per esempio, la qualità dell’involucro (muratura esterna, pavimentazione e infissi), l’esposizione dell’appartamento, il piano in cui è collocato e il tipo di impianto di riscaldamento.

Perché l’Attestato sia legalmente valido deve essere eseguito da un certificatore energetico accreditato, deve essere registrato all’ufficio del Catasto Energetico della propria Regione e deve essere timbrato dal Comune.

Inoltre tale documento ha una validità decennale e deve comunque essere rinnovato ogni qual volta si eseguano dei lavori che possono variare le prestazioni energetiche della casa.

La sintesi della valutazione energetica è espressa in lettere, come per gli elettrodomestici, e va da A+ in maniera decrescente fino a G.

Il costo di un tecnico accreditato a rilasciare una certificazione energetica può variare anche di molto: normalmente le cifre oscillano tra i 100 e i 300 euro. Diffidate da richieste superiori o inferiori.

Come spesso accade in Italia, abbiamo visto che a fronte di un giusto obbligo corrispondono un costo e una burocrazia ingenti.

Nel caso dell’Attesto di Certificazione Energetica la faccenda è resa ancora più complessa perché la legge nazionale rimanda alle Regioni la materia della certificazione energetica.

Il che ha creato ovviamente disparità e confusione.

Ci sono Regioni che non hanno ancora emesso un regolamento regionale di attuazione, in tal caso vale la legge nazionale (quindi l’ACE rimane obbligatoria), nella quale però non sono previste sanzioni in caso di inadempienza, mentre ci sono Regioni, come per esempio la Lombardia e il Piemonte, dove il regolamento regionale è corredato di sanzioni molto importanti che possono andare da 1.000 a 20.000 euro a seconda dei casi.

O in Liguria e Puglia dove le sanzioni possono arrivare fino a 30 mila euro.

Per concludere vale la pena di ricordare perché è tanto importante monitorare i consumi energetici delle nostre case: il motivo fondamentale è sostanzialmente uno e viene evidenziato dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha stimato che il 35% dell’inquinamento prodotto in Italia è addebitabile proprio dal riscaldamento in inverno e raffreddamento d’estate degli immobili.

Migliorare i parametri di costruzione e di ristrutturazione delle nostre case significa contenere i consumi, quindi risparmiare, limitando così le emissioni inquinanti nell’ambiente.

Febbraio 2013

Aggiornamento gennaio 2018

Con il tempo la situazione relativa all’Attestato di certificazione energetica (oggi è diventato APE: Attestato di Prestazione Enegetica) si è normalizzata ed è tassativamente obbligatorio dotare il proprio immobile di tale certificazione soprattutto quando lo si intende vendere o affittare.

Già nell’inserzione di vendita o affitto devono essere specificati l’indice di prestazione energetica e la classe energetica dell’immobile, pena sanzioni che possono andare dai 500 ai 3.000 euro.

Sono esentati dall’obbligatorietà dell’APE i box, le cantine, le autorimesse, i fabbricati isolati di metratura inferiore ai 50 mq e i ruderi.

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