Mercato
Open source 2: la chiave del business è il servizio
Abbiamo capito che il valore fondamentale di un software libero è quello di consentire l’acquisizione e l’uso da parte di ogni programmatore al mondo.
Abbiamo capito che in questo modo milioni di programmatori ogni giorno lavorano al miglioramento del software in questione, perfezionandolo e studiando nuove funzionalità in modo da soddisfare le esigenze specifiche dei loro clienti.
Ma le grandi aziende che sostengono il software libero, che comunque sono e agiscono in qualità di multinazionali dedite al business e alla realizzazione di dividendi per i propri azionisti, possono accontentarsi di investire soldi in questa gigantesca rete di programmatori e sviluppatori con il solo fine di raccogliere i risultati del loro lavoro e diffonderli, peraltro gratuitamente, agli utenti di tutto il mondo?
In effetti è così (avere un centro ricerca e sviluppo di tale portata non è cosa da poco), ma ovviamente non è solo così.
La fonte di profitto di queste aziende sta fondamentalmente nell’offerta di servizi per tutte le aziende e istituzioni che decidono di adottare i loro sistemi operativi e i loro software.
Servizi significa: personalizzazione, manutenzione, riparazione, implementazione e altro ancora. Un mercato enorme che giustifica ampiamente l’omaggio iniziale del programma.
Anzi si può dire che più programmi vengono regalati e quindi installati e più il fatturato dell’azienda in questione lievita.
Un esempio per capire: la Sun Microsystem, seconda solo all’Università di Berkley per il rilascio di codici sorgente al mondo dell’open source, è un’azienda che fattura più di 11 miliardi di dollari con 35.000 dipendenti a copertura di 100 diverse Nazioni nel mondo.
Quello che è interessante è il diverso approccio a cui il mondo open source costringe queste grandi multinazionali, che sono comunque espressione di un capitalismo forte ma che, a questo punto possiamo definire moderno.
Il grande cambiamento di mentalità imprenditoriale imposto dalla filosofia open source riguarda la modificazione dell’attenzione sulla qualità nella sua accezione più generale, che diventa la modalità di base nell’ambito della gestione del business, a scapito della gestione commerciale tradizionale.
La logica dell’open source porta il Core Team che gestisce lo sviluppo di un determinato programma ad analizzare e scegliere i miglioramenti da introdurre, versione dopo versione, selezionandoli sulla base della qualità e dell’efficacia senza dover pensare agli sviluppi del business, che evidentemente in questa fase non esiste considerando la distribuzione gratuita del prodotto.
L’impianto tradizionale di business invece non può prescindere nel suo sviluppo dalle analisi di marketing relativamente al prodotto e al suo inserimento in una strategia complessiva di lungo termine.
L’esempio più chiaro e lampante per spiegare questa sostanziale differenza lo possiamo trovare nel concetto di “obsolescenza programmata“. In sostanza le aziende integrate in un sistema di business tradizionale, dove a mercato maturo la sostituzione dei prodotti da parte dei consumatori è la sorgente del profitto, hanno la necessità già in sede di progettazione dei prodotti di programmarne l’obsolescenza.
Nel campo informatico significa proporre al mercato nuove versioni di software non compatibili o che comunque non funzionano al meglio su computer non di ultima generazione.
E’ il caso per esempio di Windows: provate ad installare il nuovo sistema operativo Windows Vista su un computer vecchio di dieci anni.
Non ci riuscirete oppure noterete evidenti malfunzionamenti.
Nel mercato dell’open source questo non accade perché l’approccio al prodotto, distribuito gratuitamente, è completamente diverso.
L’obbiettivo è quello di regalare un sistema operativo universale e di massima qualità, per poi vendere i servizi che potranno essere necessari all’azienda o istituzione che ha deciso di installarlo e utilizzarlo.
Provate ad installare il sistema operativo Linux su un computer vecchio di dieci anni.
Funzionerà perfettamente.
Luglio 2007
Gli articoli della serie OPEN SOURCE sono stati scritti grazie alla preziosa e indispensabile collaborazione di FEDERICO CAMPOLI, esperto di tematiche opensource , consigliere del Prato Linux User Group e ideatore del progetto PostgreSQL Day 2007.
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