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Operae 2011: design autoprodotto

a cura di Bricoliamo.com Avatar photo

Abbiamo ormai più volte parlato della contaminazione virtuosa che ci può essere tra il mondo del bricolage, o dell’autoproduzione che dir si voglia, e quello del design.

Ne abbiamo avuto un esempio durante il primo week end di novembre a Torino in occasione della seconda edizione di Operae, la mostra mercato del design autoprodotto.

Noi di Bricoliamo siamo ovviamente andati a visitarla nei tre luoghi in cui si è tenuta, prima di tutto nella suggestiva Borsa Merci della Camera di Commercio di Torino, dove abbiamo realizzato il filmato, nell’interno cortile della Piazzetta pedonale Madonna degli Angeli, uno degli angoli più affascinanti della città e nel Salone Cavour dell’Hotel Sitea, uno dei simboli dello stile e dell’eleganza torinesi.

Il design autoprodotto, alcuni lo chiamano Authorial Design, è un fenomeno dai margini ancora indistinti e dai contenuti eterogenei, del quale per ora di certo si può dire che esso non è Industrial Design, né Arte, né Artigianato, anche se è evidente che da tutti e tre quei mondi esso mutua temi e argomenti e valori.

C’è infatti una aspirazione alla serialità che viene dall’industrial design, ma anche una libertà di espressione e una adesione alla visione dell’Autore che è propria, squisitamente, della creazione artistica, né manca in esso quella cultura del fare, quel dare forma, materialmente, alle cose che rimanda alla pratica artigianale.

Sulla base di questi presupposti è del tutto evidente di come il design autoprodotto possa diventare uno straordinario punto di riferimento per chiunque si avvicini alla pratica del bricolage.

I prodotti realizzati dai designer sono composti con materiali spesso di facile reperimento o riciclati e riutilizzati in pieno spirito da bricolage. E’ per questo che chi si avvicina all’autoproduzione bricolage e che ovviamente non possiede le conoscenze, il gusto e la tecnica dei designer, può trovare in questi ultimi spunti, idee e progetti con una dignità estetica difficilmente raggiungibile da chi non si è impegnato nello studio specifico delle forme e del disegno.

I due mondi, quello del design autoprodotto e del bricolage autoprodotto, sono molto vicini ma ancora non si frequentano eppure le opportunità per entrambe le parti potrebbero essere ghiottissime.

Alcuni designer che hanno scelto di sperimentarsi nell’autoproduzione non hanno la necessaria manualità e quindi si affidano ad artigiani esperti, lo ammette per esempio Anita Donna Bianco (con le sue lampade di varie misure che trovano, grazie ad un intelligente espediente, in una pila di libri il loro sostegno); pensate a quale valore potrebbe avere un’esperienza condotta insieme da un designer e da un normale privato con la passione della manualità.

Produttore e consumatore, progettista e utente finale, insieme, per la prima volta, nella realizzazione di un archetipo che si propone al mondo, sia in qualità di prodotto finito pronto per essere acquistato che come progetto da realizzare con le tecniche e gli strumenti del bricolage.

Novembre 2011

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