Giardino
La pacciamatura: una pratica antichissima
La pacciamatura è una pratica antichissima; può essere considerata una via di mezzo tra il sovescio e il sistema del composto.
Consiste nel mantenere coperto il terreno con parti di piante morte, imitando quanto avviene in natura. Non esiste infatti in natura un terreno fertile e nello stesso tempo completamente scoperto: col passare del tempo, le piante stesse, lasciando cadere le foglie e le parti dei rami ormai senza vita, costituiscono una specie di tappeto vegetale ai loro piedi; in quest’ambiente si sviluppa il piccolo mondo che popola il suolo (tutti quei batteri e microrganismi tanto utili alla conservazione della fertilità e alla crescita delle piante) e che ama umidità e temperatura costanti, condizioni ambientali che possono sussistere per l’appunto solo su un terreno coperto, come quello boschivo.
In un terreno scoperto, l’azione del vento e del sole, causando sbalzi di temperatura e diminuzione del tasso di umidità, costringerebbero i microrganismi a ritirarsi dalla superficie della terra verso strati più profondi e adatti alle loro esigenze; lo strato superiore del terreno si indurirebbe e perderebbe la sua potenziale fertilità fino a diventare crostoso.
La pacciamatura protegge il terreno non soltanto dal vento e dal sole, ma anche dai rovesci di pioggia, che infangano il suolo e provocano il fenomeno del dilavamento.
Possiamo paragonare lo strato di pacciamatura a una specie di «pelle» porosa, che si prende cura del terreno: come la nostra pelle ci protegge dalle intemperie e dagli sbalzi di temperatura, così lo strato di materiale organico sparso sul suolo mantiene una giusta temperatura e un idoneo tasso d’umidità.
Ma il più grande e immediato vantaggio consiste nella soppressione delle erbe infestanti che, senza luce, non potranno crescere.
Eviterete così i lavori di sarchiatura e le coltivazioni potranno intessere liberamente gli intrecci delle loro radici più fini senza il pericolo di essere danneggiate da eventuali zappature.
Naturalmente il metodo della pacciamatura, se non eseguito correttamente, può portare a qualche inconveniente: come per esempio la presenza di lumache e un eccesso di umidità sotto lo strato di pacciamatura.
Nel caso delle lumache, per evitare che questi indesiderati ospiti trovino rifugio stabilmente nel vostro orto, dovrete pacciamare usando un materiale più sottile o tagliato più finemente; se ciò non dovesse bastare, sarà necessario mettere in opera qualche intervento specifico.
Per scongiurare un eccesso di umidità sotto lo strato di pacciamatura, dovrete seguire poche e semplicissime regole: innanzitutto, se la stagione non è ancora calda e ci sono piogge frequenti, ritardate il momento della copertura del terreno, per evitare che si formino sotto la pacciamatura pericolose muffe; in secondo luogo dovete tener conto che determinati materiali possono essere responsabili di questo fenomeno più di altri, poiché possiedono una capacità maggiore di trattenere l’acqua, come per esempio le foglie non sminuzzate, la torba o la segatura.
Quindi, per scongiurare questo pericolo, non pacciamate mai un terreno basso o bagnato, o tutt’al più utilizzate materiali molto leggeri, che non hanno tendenza a compattarsi, come l’erba tagliata, la paglia o le foglie tritate.
Ci rendiamo perfettamente conto che la pacciamatura può apparire in contrasto con l’immagine tradizionale dell’orto pulito e rastrellato a dovere, ma chiunque segua da vicino gli sviluppi del suo orto e abbia compreso la natura dei processi che si svolgono, non può rimanere insensibile alla vista di un terreno completamente scoperto e indifeso sotto l’azione del sole.
Se poi cercate una prova del fatto che i piccoli microrganismi popolino la terra sino ai limiti dello strato più in superficie, vi basterà sollevare un sasso o un mucchietto di erba appena tagliata, per scoprire come in questi ambienti umidi si trovino a loro agio non solo i vermi, ma anche tutti quegli altri piccoli esseri appartenenti alla fauna microbica, che generalmente non notiamo a causa delle loro dimensioni minime.
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